Osservare lo splendore da vicino
Karen Irvine su Moon and Half Dome (Greetings to Muir and Adams) (2020) di Cyrill Lachauer
L’artista Cyrill Lachauer sonda le implicazioni politico-ambientali della mitologia degli Stati Uniti d’America occidentali analizzando l’eredità di due delle sue icone, l’ambientalista John Muir e il fotografo Ansel Adams.
Cyrill Lachauer, Moon and Half Dome (Greetings to Muir and Adams), 2018-2020. Camera: Immanuel Hick, S16mm loop, 6’23’’ (b/n). Courtesy dell’artista; e Sammlung Goetz, Monaco di Baviera. Collezione Fondazione In Between Art Film
Originariamente sviluppata per i cineasti amatoriali negli anni Trenta, già nei Cinquanta la pellicola 16 millimetri era il principale veicolo per la produzione di contenuti educativi, industriali, governativi e televisivi. Grazie soprattutto al prezzo accessibile e alla semplicità di utilizzo, fino agli anni Novanta rimase il formato cinematografico dominante al di fuori del sistema degli studios hollywoodiani. Più raffinata di quella da 8 millimetri, ma non ricercata quanto quella da 35 millimetri, la pellicola da 16 è idiosincratica e possiede una grana che conferisce ai filmati un aspetto senza tempo e una texture riconoscibile. In altre parole, questa pellicola crea un’immagine difettosa.
Moon and Half Dome (Greetings to Muir and Adams) (2020), di Cyrill Lachauer (nato in Germania nel 1979), utilizza la pellicola 16 millimetri per sondare la storia e la mitologia degli Stati Uniti d’America occidentali. Più nello specifico, evoca il lascito di due delle sue figure più leggendarie, quella dell’ambientalista John Muir (Stati Uniti, 1838-1914) e quella del fotografo Ansel Adams (Stati Uniti, 1902-1984). Partendo da uno degli scatti più influenti di Adams, Moon and Half Dome (1951), Lachauer ricrea nel dettaglio la composizione di fronte all’obiettivo della videocamera, sostituendo la luna con un quarto di dollaro dedicato alla memoria di John Muir, tenuto in alto dalla mano dell’artista stesso. L’“azione” del video è limitata al riflettersi e rifrangersi della luce del sole sulla monetina, mentre il braccio si sforza di restare immobile per 6 minuti e 23 secondi.
Cyrill Lachauer, Moon and Half Dome (Greetings to Muir and Adams), 2018-2020. Camera: Immanuel Hick, S16mm loop, 6’23’’ (b/n). Courtesy dell’artista; e Sammlung Goetz, Monaco di Baviera. Collezione Fondazione In Between Art Film
Come Adams, Lachauer lavora con materiali analogici impegnativi ma, a differenza di Adams, ne accetta le imperfezioni. Adams era noto per il virtuosismo tecnico e per la creazione dell’ormai famoso Sistema Zonale, che ha insegnato a intere generazioni di fotografi come esporre e sviluppare correttamente la pellicola. Quando la luce del sole colpisce la monetina tenuta da Lachauer, il bagliore è talmente intenso da bruciare l’emulsione della pellicola, producendo punti luce completamente sovraesposti che Adams avrebbe considerato sacrileghi. Durante la proiezione del video, questi istanti si trasformano in lacune nell’immagine che vengono colmate dalla luce bianca del proiettore: la fusione concettuale fra Adams e Muir operata da Lachauer presenta quindi dei vuoti d’informazione.
L’opera sottolinea che le storie di Adams e Muir sono legate. Nato dodici anni prima della morte di Muir, Adams l’ha spesso citato come fonte d’ispirazione e, nel corso della sua carriera, ha ricondotto costantemente le proprie fotografie al retaggio di Muir. A quattordici anni entrò nel Sierra Club, un’organizzazione ambientalista fondata proprio da Muir nel 1892, cui partecipò attivamente per tutta la vita. Nel 1948 usò i testi di Muir come didascalie per le foto raccolte nel volume Yosemite and the Sierra Nevada, e i suoi eredi hanno seguito questo esempio, accostando le due figure nel libro America’s Wilderness: The Photographs of Ansel Adams with the Writings of John Muir (1997). Al pari di Muir, Adams è stato un ambientalista molto attivo, e com’è risaputo negli anni Trenta usò i propri scatti per fare pressioni sul governo statunitense affinché fondasse il parco nazionale di Kings Canyon. Efficaci strumenti mediatici, le sue foto che ritraggono sequoie svettanti, cascate impressionanti e maestose catene montuose hanno fornito a molte persone statunitensi le prime immagini di parchi nazionali che non fossero dipinte. I suoi scatti – privi di esseri umani, dettagliati e dalla composizione impeccabile – mostrano una visione romantica della natura. Come i testi scritti da Muir, sono oggi considerati iconici e sono stati fondamentali nel modellare la visione che il pubblico statunitense ha dei paesaggi grandiosi.
Cyrill Lachauer, Justin, 2018-2020. Camera: Immanuel Hick, S16mm film trasferito su video 2k, 10’51’’ (colore, suono stereo). Courtesy dell’artista; e Sammlung Goetz, Monaco di Baviera
Condividendo lo stesso fascino per questa regione, da dieci anni Lachauer lascia la sua casa in Germania per visitare Yosemite una volta all’anno, e spesso il parco si rivela il punto di partenza delle sue opere. Per Justin (2020) ha collaborato con un dipendente queer del parco nazionale di Yosemite, che ha ripreso mentre danzava in una radura, diffondendo in quello spazio pressoché sacro un antidoto alla mascolinità esagerata che caratterizza la mitologia dell’Ovest degli Stati Uniti d’America. In un’opera composta da diapositive proiettate, Fire Fall (2020), scene tratte dal film L’ammutinamento del Caine (1954) illustrano una tradizione di Yosemite, ormai superata, in cui si intrattengono i turisti spingendo le braci ardenti di un falò oltre il punto panoramico di Glacier Point. Riesumando questo spettacolo del passato, estremamente dannoso per l’ambiente, Lachauer si domanda perché la nostra concezione di una natura ideale si orienti sempre verso il grandioso e il teatrale.
In Moon and Half Dome (Greetings to Muir and Adams) Lachauer sonda ulteriormente la nostra visione idealizzata della natura affrontando di petto lo status iconico di cui godono Muir e Adams. John Muir e Ansel Adams furono senza dubbio attratti da questi panorami maestosi, e ciascuno a modo suo promosse l’idea per cui la natura che meritava di essere protetta dovesse essere straordinaria. Concentrando il proprio lavoro in queste aree isolate e selvagge, diffusero il concetto che vede l’essere umano e la natura come entità separate nel mondo. La convinzione che l’ecologia debba focalizzarsi sulla tutela sposta inoltre in secondo piano le responsabilità dell’industria che, ormai onnipresente, è la causa principale della distruzione ambientale. Se osservati insieme, i lavori di Lachauer realizzati a Yosemite si presentano come microcosmi di tematiche universali, che stimolano diverse domande: perché consideriamo la natura come uno spazio separato da noi? Perché ci concentriamo sulla tutela di aree relativamente ridotte, quando zone ben più ampie subiscono una rapida distruzione? Perché parliamo in termini entusiastici dello splendore della natura, ma prestiamo così poca attenzione ai suoi dettagli?
SE OSSERVATI INSIEME, I LAVORI DI LACHAUER REALIZZATI A YOSEMITE SI PRESENTANO COME MICROCOSMI DI TEMATICHE UNIVERSALI, CHE STIMOLANO DIVERSE DOMANDE: PERCHÉ CONSIDERIAMO LA NATURA COME UNO SPAZIO SEPARATO DA NOI? PERCHÉ CI CONCENTRIAMO SULLA TUTELA DI AREE RELATIVAMENTE RIDOTTE, QUANDO ZONE BEN PIÙ AMPIE SUBISCONO UNA RAPIDA DISTRUZIONE? PERCHÉ PARLIAMO IN TERMINI ENTUSIASTICI DELLO SPLENDORE DELLA NATURA, MA PRESTIAMO COSÌ POCA ATTENZIONE AI SUOI DETTAGLI?
Cyrill Lachauer, Fire Fall, 2018-2020. Proiezione di diapositiva singola. Courtesy dell’artista; e Sammlung Goetz, Monaco di Baviera.
Nel video Lachauer tiene la moneta sollevata, attestando la propria presenza come autore (un aspetto sottolineato anche nel “saluto” contenuto nel titolo) ed esplicitando un affronto diretto all’idea della telecamera come registratore imparziale di informazioni: ci ricorda che tutte le fotografie e le storie sono soggettive. La mano di Lachauer affianca inoltre alla presenza di Adams e Muir – una presenza maschile, bianca e cis – un terzo protagonista con la stessa identità, in una deliberata e consapevole ammissione del potere dell’artista. La mitologia degli Stati Uniti occidentali è dominata dalle esplorazioni compiute da uomini europei bianchi come Muir, e sotto molti aspetti le loro storie sono intrise di razzismo. Muir, per esempio, si accompagnava a membri del Sierra Club che difendevano il suprematismo bianco e sostenevano l’eugenetica, ed era assolutamente sprezzante nei confronti delle popolazioni indigene che incontrò nei suoi viaggi negli Stati Uniti occidentali. Parlando dei nativi, in un’occasione scrisse che “il loro aspetto peggiore è la sporcizia”1 e che “non sembravano avere una collocazione nel paesaggio, né poterlo rivendicare in alcun modo”,2 benché vivessero sul suolo nordamericano da oltre 20.000 anni.3 Di fatto, l’idea di Muir di una landa pura e selvaggia, priva di contaminazioni umane, nasce dall’annullamento di questa popolazione.
La tecnologia necessaria a mostrare Moon and Half Dome (Greetings to Adams and Muir) di Lachauer consiste in un ingombrante proiettore che ronza e sibila mentre la pellicola si raffredda, sospesa fra bobine che si muovono rapidamente. Negli spazi espositivi odierni è una novità, ma quel macchinario poco maneggevole e antiquato si contende l’attenzione con l’immagine proiettata. Si tratta di una scelta molto precisa da parte di Lachauer, e questo anacronismo è di per sé irrilevante. Ma l’installazione nel suo insieme, con un filmato che ridimensiona due dei più stimati ambientalisti del XX secolo, turba il concetto di natura costruito da questi uomini, lasciando intendere che determinate narrazioni problematiche devono appartenere al passato.
—Traduzione dall’inglese di Aurelia Di Meo
Karen Irvine, Capo Curatrice e Vicedirettrice, Museum of Contemporary Photography, Columbia College, Chicago
Irvine ha organizzato oltre cinquanta mostre di fotografia contemporanea al MoCP e in altre istituzioni tra cui l’Hyde Park Art Center; Rockford Art Museum; Lishui International Photography Festival; Daegu Photography Biennale, e New York Photo Festival. Irvine ha contribuito a molte riviste tra cui FOAM, Art on Paper e Contemporary così come a monografie di Paula McCartney: Non-flights of Fancy (Princeton Architectural Press); Barbara Probst: Exposures (Steidl); Redheaded Peckerwood di Christian Patterson (MACK), e Speak to Me di Stefan Heyne (Hatje Cantz), tra molte altre. Ha una laurea in Francese e Relazioni Internazionali presso la Tufts University, Medford, MA; un MFA in Fotografia presso la FAMU, Praga; e un MA in Storia dell’Arte presso University of Illinois, Chicago.
Cyrill Lachauer, Artista
Cyrill Lachauer vive e lavora a Berlino e per alcuni periodi a Los Angeles. Lachauer ha studiato etnologia, cinema e belle arti a Monaco e Berlino. Ha ricevuto borse di studio dalla Fondazione Pollock-Krasner, New York; Villa Aurora, Los Angeles, e premi come il premio per il cortometraggio dell’International Short Film Festival di Oberhausen, tra gli altri. Il suo lavoro è stato recentemente presentato a Berlinische Galerie – State Museum for Modern Art di Berlino (2017) e presso Haus der Kunst, Monaco di Baviera (2020/21).
1 John Muir, citato in Ross Wakefield, Muir’s Early Indian Views: Another Look at My First Summer in the Sierra, ristampato dalla John Muir Newsletter, vol. 5, n. 1, Inverno 1994-1995, https://vault.sierraclub.org/john_muir_exhibit/john_muir_newsletter/wakefield_indian_views.aspx
2 John Muir, citato in Sierra Club Apologizes for Racist Views of “Father of National Parks” John Muir, Associated Press, The Guardian, 23 luglio 2020, https://www.theguardian.com/environment/2020/jul/23/john-muir-sierra-club-apologizes-for-racist-views
3 Adam Rutherford, A New History of the First Peoples in the Americas, The Atlantic, 3 ottobre 2017, https://www.theatlantic.com/science/archive/2017/10/a-brief-history-of-everyone-who-ever-lived/537942/
Karen Irvine, Capo Curatrice e Vicedirettrice, Museum of Contemporary Photography, Columbia College, Chicago
Irvine ha organizzato oltre cinquanta mostre di fotografia contemporanea al MoCP e in altre istituzioni tra cui l’Hyde Park Art Center; Rockford Art Museum; Lishui International Photography Festival; Daegu Photography Biennale, e New York Photo Festival. Irvine ha contribuito a molte riviste tra cui FOAM, Art on Paper e Contemporary così come a monografie di Paula McCartney: Non-flights of Fancy (Princeton Architectural Press); Barbara Probst: Exposures (Steidl); Redheaded Peckerwood di Christian Patterson (MACK), e Speak to Me di Stefan Heyne (Hatje Cantz), tra molte altre. Ha una laurea in Francese e Relazioni Internazionali presso la Tufts University, Medford, MA; un MFA in Fotografia presso la FAMU, Praga; e un MA in Storia dell’Arte presso University of Illinois, Chicago.
Cyrill Lachauer, Artista
Cyrill Lachauer vive e lavora a Berlino e per alcuni periodi a Los Angeles. Lachauer ha studiato etnologia, cinema e belle arti a Monaco e Berlino. Ha ricevuto borse di studio dalla Fondazione Pollock-Krasner, New York; Villa Aurora, Los Angeles, e premi come il premio per il cortometraggio dell’International Short Film Festival di Oberhausen, tra gli altri. Il suo lavoro è stato recentemente presentato a Berlinische Galerie – State Museum for Modern Art di Berlino (2017) e presso Haus der Kunst, Monaco di Baviera (2020/21).
1 John Muir, citato in Ross Wakefield, Muir’s Early Indian Views: Another Look at My First Summer in the Sierra, ristampato dalla John Muir Newsletter, vol. 5, n. 1, Inverno 1994-1995, https://vault.sierraclub.org/john_muir_exhibit/john_muir_newsletter/wakefield_indian_views.aspx
2 John Muir, citato in Sierra Club Apologizes for Racist Views of “Father of National Parks” John Muir, Associated Press, The Guardian, 23 luglio 2020, https://www.theguardian.com/environment/2020/jul/23/john-muir-sierra-club-apologizes-for-racist-views
3 Adam Rutherford, A New History of the First Peoples in the Americas, The Atlantic, 3 ottobre 2017, https://www.theatlantic.com/science/archive/2017/10/a-brief-history-of-everyone-who-ever-lived/537942/